Il fuoco nudo

In parte diario a due voci, in parte romanzo epistolare, protagonista è l'oscuro intreccio psicologico del rapporto pedofilo tra la piccola Violante e il giovane sacerdote don Marco Buozzi, nell'ambiente della buona borghesia romana degli anni '90.

Senza cedere a morbosità, è sguardo lucido su alcuni tabù come la repressione in chiave edulcorata della sessualità infantile o la colpevolizzazione dell'erotismo femminile, relegato a una dimensione secondaria in cui la donna è "soggetto passivizzante", fino alla sistematica rimozione della scomoda sessualità omosessuale e lesbica, da parte di una società ingessata che finge soltanto di accettarla.

Filo del narrato in cui, anche se profondamente intimo, tutto — passato, sentimenti, emozioni, il proprio doppio, ciò che di noi non vogliamo conoscere — è distaccato, onirico, quasi cronaca oggettiva di circostanze esterne e ineluttabili, dove una scrittura che si fa "letteraria" stabilisce la distanza tra vita e racconto della vita, tra ciò che crediamo di essere e ciò che siamo.